In questo piccolo spazio vorrei che ogni uomo si sentisse a casa sua e, libero da costrizioni, potesse raggiungere la conoscenza di se stesso e incamminarsi nella sua strada forte e fiducioso. Vorrei che fosse una sosta di pace, di riflessione per ogni viandante che vi giunge, un posto dove l’ideale diventa realtà e dove la gioia è il frutto spontaneo.
Giovanni vannucci
Nel lontano 1969 Padre Giovanni Vannucci descriveva così l’orizzonte comunitario che aveva in mente di realizzare. Quelle parole rappresentano bene anche il sogno che la Fraternità di Romena custodisce e coltiva da quasi trent’anni. Dal 1991, infatti, la Fraternità di Romena è un punto di incontro per chiunque cerchi uno spazio semplice e accogliente dove, nel pieno rispetto delle storie e delle differenze individuali, ciascuno abbia la possibilità di rientrare in contatto con se stesso e, se vuole, con Dio, e di riscoprire il valore e la ricchezza delle relazioni.
Romena vuol offrire un luogo di sosta ai viandanti di ogni dove. Una sosta per ritrovarsi e riscoprire la bellezza della nostra unicità, una sosta per poi riprendere e proseguire il proprio personale cammino di crescita. “Oggi – spiega don Luigi Verdi, fondatore e responsabile della Fraternità – non abbiamo tanto bisogno né di teorie, né di ideologie, ma di silenzio, di una pausa, di un tempo per riallacciare i rapporti con la nostra autenticità. Ed è questo ciò che proviamo a offrire a Romena”.
La canonica e la casa colonica
La canonica era l’antica casa del custode della pieve. E’ qua che tutto ha avuto inizio e per questo è il cuore storico dell’accoglienza di Romena. Un cuore ristrutturato con amore e semplicità nel 1991.
La casa, posta accanto alla Pieve, si sviluppa su due piani. I partecipanti ai corsi e alle attività di Romena si ritrovano nella sala da pranzo per pranzare e cenare insieme e in quella del camino, per condividere i momenti di intimità e di incontro. Nella sala degli abbracci, posta al primo piano, un grande tavolo ovale accoglie i viandanti della fraternità per le loro attività. Sia al piano superiore che a quello sottostante, in camere semplici e frugali, gli ospiti sono accolti nel fine settimana.
Appena oltre la strada che fiancheggia la Pieve, la Fraternità presenta il suo secondo spazio di accoglienza.
La casa colonica era quella del fattore che amministrava i terreni intorno alla pieve; è stata ristrutturata e messa a disposizione degli ospiti che qui trovano una piccola cucina, una saletta da pranzo, alcune camere e la sala del focolare, dove possono ritrovarsi in piccoli gruppi.
Le cappelle della preghiera
Tra la casa colonica e la parte che si sviluppa posteriormente ci sono tre piccole cappelle, riscaldate da manufatti di legno che don Luigi ha trovato nelle campagne vicine e restaurato:
Gesù era un falegname e volevo ricreare un ambiente di preghiera che gli assomigliasse anche in questa sua origine.
Nazareth, Tenerezza e
Misericordia, questi i nomi delle cappelline, sono piccoli
spazi in cui ci si può raccogliere in preghiera personale e dove
una dolce musica accoglie chi vuole fermarsi anche solo per riprendere fiato.
Qui, due volte al giorno, gli ospiti della casa si riuniscono per un breve
momento di preghiera e sempre qui ci si ritrova la domenica mattina per le
Lodi.
L’auditorium “Giuseppe e Adele Baracchi”
Attraversando il cortile, dove è possibile ammirare la grande scultura dell’abbraccio, ci troviamo di fronte a quella che, negli anni Sessanta, era una grande stalla per l’allevamento delle mucche dell’azienda agricola che un tempo lavorava a Romena.
La maggior parte di questo immenso spazio che prima era la stalla è stato dedicato al nostro auditorium, della capienza di oltre trecento posti. Qui si tengono i convegni, i concerti e gli spettacoli che rallegrano i tempi della Fraternità nei suoi momenti importanti. Lungo le pareti una serie di icone create da don Luigi accompagnano verso il palco: materiali poveri, dismessi, riciclati che riconquistano valore e dignità. E’ bello così pensare che il calore di una stalla si è trasformato nel calore dell’incontro, della festa, della musica…
Le sale dedicate al Gruppo Naìn
Continuando il cammino troviamo la Sala dell’arca e della colomba, una grande sala dedicata al pranzo dei genitori del gruppo Naìn durante i loro incontri e, occasionalmente, ad incontri e riunioni. La sala è dominata dallo sguardo della Bambina con la Colomba di Picasso: la tenerezza con la quale la bambina stringe a sé la colomba è il simbolo della tenerezza che ci avvolge e con la quale vorremmo avvolgere chi passa da qua.
Nella grande Sala
del Mandorlo, l’immagine del Mandorlo di Van Gogh si sfuma lungo le pareti
in un gioco di ombre che abbracciano coloro che si trovano all’interno. Le
ombre si uniscono e si ritrovano nell’unico fiore che nasce proprio da questo
incontro.
E’ la sala dedicata agli incontri dei genitori del gruppo Naìn: anche per loro,
speriamo, ci sarà un bocciolo nato dalle ombre.
Il giardino della bellezza
Davanti alla canonica e intorno alla pieve si distende un grande polmone verde che serve agli adulti per rilassarsi e passeggiare, ai bambini per giocare in libertà. Da questa terrazza naturale si può godere lo splendido panorama del Casentino con il castello di Poppi, il crudo sasso della Verna davanti e il grande manto verde delle foreste casentinesi e del Pratomagno. Anche in questo grande spazio aperto è stato previsto un luogo di raccoglimento: sotto un albero di gelso, intorno a una croce, ci si può ritrovare per parlare, per incontrarsi, per pregare, per meditare, per riposare dalla fatica, per ritrovarsi, attraverso il contatto con la natura.
Un nuovo spazio, inaugurato a Pasqua 2019, è quello denominato Lo Sguardo: un’area a forma di ottagono (che rappresenta l’ottavo giorno, quello della resurrezione), davanti al quale è posta una croce che guarda la valle. Qui si può sostare e inviare uno sguardo d’amore alle persone che amiamo: in una piccola fessura è possibile lasciare il nome di qualcuno per cui pregare che sarà ricordato durante le lodi del lunedì.
Proseguendo il cammino ci accoglie l’Albero, una grande pianta sotto la quale è sistemata una scultura in ferro che ritrae san Francesco che suona una viella formata da rami, opera dell’artista e scultore cinese Lau Kwok Hung.
Lo chiederemo agli alberi come restare immobili tra temporali e fulmini…
si legge lì accanto: così come l’albero, che nella tempesta aspetta pazientemente la primavera danzando con i suoi rami verso il cielo, dona i suoi frutti migliori, anche noi amando la vita con le sue battaglie tendiamo alla “perfetta letizia”.