La testimonianza che apre oggi il nostro cammino in “tempore famis” arriva da chi vive questa emergenza in prima linea: da Noemi Renzi, medico di pronto soccorso di un centro Covid 19.
Noemi, appena finito il turno di notte, ci racconta una sua giornata in ospedale. La racconta senza soffermarsi su ciò che la accompagna ogni giorno, la sofferenza e la solitudine dei pazienti, ma provando a condividere con noi la lezione di umanità che, comunque, anche in una situazione così estrema, sta vivendo. La racconta a partire da un suo vissuto: “Sono cresciuta a Romena e lì ho imparato a vedere me stessa negli altri e Dio in tutte le cose”.
Ed ecco che Noemi ci offre tutto ciò che il suo cuore sente ogni giorno, aldilà di tute, scafandri e maschere che deve indossare. “I primi giorni – questa è una delle immagini che ci regala – scrivevamo il nostro nome sulle divise per riconoscerci almeno tra di noi. Poi abbiamo smesso, perché abbiamo cominciato a conoscerci e a riconoscerci anche solo guardandoci con gli occhi. E abbiamo scoperto che attraverso i nostri occhi riusciamo a trasmettere chi siamo, tra di noi e ai pazienti. Anche solo con gli occhi si può trasmettere un sorriso, un incoraggiamento, si può dare conforto a chi soffre”.