C’era anche Romena, c’eravamo anche noi nella vita di Agitu Gudeta, la meravigliosa amica etiope, barbaramente uccisa in Trentino da un suo dipendente.
Agitu ci conosceva da quasi vent’anni, molto prima di dar vita al suo sogno di imprenditrice, con il suo allevamento di capre.
Era stato Paolo Lott, del gruppo di Romena a Rovereto, il primo a conoscerla oltre 15 anni fa e a darle una prima opportunità di lavoro, nella sua pasticceria. Per lui era stato naturale parlarle di Romena e invitarla a venire qui in Toscana, per il primo corso.
“Aveva il sorriso di Dio” mi dice oggi tra i silenzi della commozione. “Agitu era una donna solare, amava la vita. Ma era anche tanto caparbia, volitiva. Non l’ho mai vista triste. Era sempre sorridente”.
Per molto tempo Agitu aveva frequentato il gruppo di Romena a Rovereto, partecipando a tanti incontri, poi aveva dedicato tutte le sue energie al suo progetto “la capra felice” l’allevamento con cui coronava il suo sogno, il suo progetto di vita che avrebbe fatto crescere e protetto anche da intimidazioni e minacce, per farlo diventare una realtà apprezzata e conosciuta oltrechè un esempio virtuoso di integrazione.
Ma, anche con il crescere degli impegni e delle responsabilità, nel suo cuore, era sempre rimasto uno spazio per tenere vivo il suo legame con la Fraternità.
Un anno fa, il 15 novembre, arrivò a Romena per partecipare al secondo corso. Proprio quella sera sapemmo della morte di fra Giorgio Bonati. Il corso si tenne lo stesso, e sicuramente il sorriso solare di Agitu contribuì a sostenere quella situazione di estrema fragilità.
Al ritorno in Trentino scrisse questo messaggio di ringraziamento a Isabella Mainardi, una delle assistenti del corso: “Carissima Isabella, grazie per esserci stata al nostro corso. Mi ha fatto piacere conoscerti e chi sa, magari un giorno vieni a trovarmi in Trentino a conoscere le mie capre. Intanto una delle mie capre la chiamerò Isabella. Di solito alle mie capre dò il nome delle persone che mi lasciano qualcosa di bello e positivo. Così posso rivederle e chiamarle tutti i giorni. Un abbraccione grande”.
Il messaggio whatsapp era corredato di un grazie a forma di preghiera, e di tanti soli. Rispecchiava il suo modo di stare al mondo.
Oggi il dolore e lo sgomento per la morte di Agitu, per la terribile violenza che ha subito, è il dolore di tantissime persone che l’hanno apprezzata e amata, e che, magari hanno dato il nome alle sue capre. E’ il dolore degli amici di Rovereto e del Trentino che l’hanno conosciuta più da vicino.
E’ il dolore della nostra pieve che di sicuro serberà per sempre il raggio di sole del suo sorriso.